Sessanta milioni di euro l’anno per due anni. Tanto costerebbe mandare via dalla Sicilia i rifiuti i surplus che non possono essere smaltiti qui. Un calcolo sommario fatto nella prima bozza di documento romano parla di 1 milioni e 200 mila tonnellate l’anno. Sono cifre da capogiro, importi che rappresentano un terzo del valore degli appalti per l’infrastrutturazione possibile per lo smaltimento. Se la soluzione sarà l’invio dei rifiuti all’estero, probabilmente in Germania, resterà il grande tema dei costi. Chi pagherà 120 milioni di euro in due anni. Lo Stato non intende metterceli, la Regione non potrebbe farlo neanche volendo e su tutti c’è una legge che, comunque, lo impedirebbe.
Si tratta della norma sulla Tari, la tassa sul ciclo dei rifiuti, che impone ai comuni di prelevare i fondi per il trattamento dei rifiuti esclusivamente dall’incasso delle tasse a ciò dedicate. L’effetto della spedizione dei rifiuti fuori regione, dunque, si ripercuoterà in un aggravio dell’imposta sui rifiuti per i residenti nei comuni che non potranno smaltire inproprio l’immondizia.
Un aggravio che potrebbe far salire la tassa sui rifiuti, già da quest’anno, fino al 40 o 50% in più. Chi, insomma ha pagato 100 euro nel 2017 potrebbe pagarne 150 nel 2018 e così via. Ma la situazione varia da comune a comune ci sono aree dell’isola che potrebbero vivere aggravi di costi anche più onerosi.
A complicare le cose, oltre ai costi, ci pensa la retromarcia del Ministero dell’ambiente. Durante il governo Crocetta insisteva sulla spedizione dei rifiuti in altre regioni o all’estero, adesso il Ministro Galletti boccia questa idea a partire dal Lazio ma con chiari riferimenti alla Sicilia. “Le Regioni che non hanno chiuso il ciclo dei rifiuti – dice il Ministro Galletti – non pensino che portarli fuori dal loro territorio sia una soluzione strutturale”.